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Camera dei Deputati, 15 gennaio 2004
STABILIMENTO FILTRATI DI ROVERETO: PROBLEMI OCCUPAZIONALI
Intervento di Marco Boato, cofirmatario dell’interpellanza Olivieri n. 2-01029
Stenografico dell’Aula in corso di seduta n. 407 del 15/1/2004

PRESIDENTE. L'onorevole Olivieri ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n.2-01029

LUIGI OLIVIERI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, illustrerò brevemente questo atto di sindacato ispettivo, dal momento che non è nostra abitudine fare demagogia o speculare su situazioni così gravi e drammatiche che vedono donne ed uomini perdere improvvisamente il proprio posto di lavoro. La vicenda chiama in causa una società, la Filtrona Italia S.p.a., controllata dalla Filtrona International, che ha due stabilimenti in Italia, uno a Rovereto, ed è la questione che interessa l'interpellanza presentata stamani, l'altro a Salerno. Nel primo lavorano 139 dipendenti, dei quali il 30 per cento è di genere femminile, mentre a Salerno lo stabilimento ha meno della metà delle maestranze. I lavoratori di Rovereto si vedono recapitate all'inizio dell'anno una lettera di messa in mobilità, come viene tecnicamente chiamata, ma che nella sostanza è una lettera di licenziamento.

Nella premessa al nostro atto di sindacato ispettivo abbiamo inserito un'ironia molto amara, ossia che la befana ha portato il carbone. Guardate che la situazione è proprio questa: non vi era e non vi è infatti nessuna oggettiva situazione che possa realmente giustificare questo atteggiamento e questo provvedimento, posto in essere sicuramente secondo le modalità previste dalla legge, ma con un atteggiamento arrogante dell'azienda, quanto meno sul piano dei rapporti sociali e delle politiche sociali, non consono agli imprenditori del Trentino.

Fino a qualche mese prima noi abbiamo contezza di lettere inviate da parte di Filtrona International che, come detto, controlla Filtrona Italia S.p.a., nelle quali invece si dice che la Filtrona Italia S.p.a. avrà ed ha un futuro sicuro e che le maestranze non devono temere nulla; anzi, gran parte del merito di queste rosee aspettative dipende proprio dalla loro professionalità e dalla qualità del prodotto, in particolare quello realizzato nello stabilimento di Rovereto. Ora Filtrona Italia S.p.a. asserisce che sarebbero venute meno le commesse che erano state garantite dalla BAT, che nient'altro è che la società internazionale che ha acquisito sul mercato l'ETI, costituita nel 1998 come ente pubblico economico proprio con la finalità di privatizzare il monopolio del tabacco.

Con questa lettera in data 2 gennaio 2004, alla quale facevo riferimento in precedenza, e che comporta la chiusura dello stabilimento di Rovereto e la sopravvivenza, e di questo siamo contenti, dello stabilimento di Salerno, sul quale dirò qualcosa successivamente, noi scopriamo che la ragione sarebbe altra, ossia che la commessa da parte della BAT (ex ETI) ci sarebbe, ma che comunque non darebbe quei risultati economici attesi, perché non sarebbe svolta nelle condizioni di vantaggio e di favore che l'ETI garantiva alla Filtrona Italia S.p.a., e quindi direttamente alla Filtrona International, bensì a prezzi di mercato. Pertanto, sarebbe sufficiente, secondo loro, per quanto riguarda la produzione italiana, il mantenimento dello stabilimento di Salerno; stabilimento tra l'altro che vive di riflesso rispetto a quello di Rovereto.

Quindi, abbiamo la sensazione che questo minimo risultato positivo per coloro che lavorano nello stabilimento di Salerno della Filtrona Italia Spa non sia altro che un sopravvivere ma con poche prospettive.

Ci risulta - ed anche su questo abbiamo interpellato il Governo - che la Filtrona International abbia acquisito la Baudgarden, società svizzera che produce il medesimo prodotto fabbricato nello stabilimento di Rovereto. Dunque, ora produrrebbe in regime di monopolio a livello europeo - non siamo in grado di dire se anche a livello mondiale - tale tipo di attività economica.
Tra l'altro, ci è giunta voce che il Governo sia stato in qualche modo informato sul provvedimento di messa in mobilità così devastante che mette in grande difficoltà 139 famiglie che, dall'oggi al domani, si trovano in mezzo alla strada. Vorremmo sapere se il Governo sia stato informato di ciò e per quali motivi sia stata fatta tale scelta anziché altra. Chiaramente, per noi è importante che i posti di lavoro vengano salvaguardati, quindi è ben lontano qualsiasi elemento di discriminazione nei confronti dello stabilimento di Salerno.

Signor sottosegretario, la sua risposta è attesa con estrema impazienza non solamente da noi parlamentari, ma soprattutto dalla comunità trentina e, in modo particolare, dai lavoratori e dalle loro famiglie dello stabilimento Filtrona di Rovereto, dalle rappresentanze sindacali ed anche dalle stesse istituzioni. Infatti, sia il comune di Rovereto con il suo sindaco Maffei e l'assessore competente, sia la provincia autonoma di Trento con i suoi assessori, la dottoressa Dalmaso e l'assessore all'industria Benedetti, hanno cercato un colloquio con Filtrona Italia Spa per capirne le ragioni e sapere se vi fosse una questione di aiuti da parte delle istituzioni, in modo particolare dello Stato. Abbiamo la sensazione che nello stabilimento di Salerno vi sia qualche utilizzo delle numerose e giuste leggi che sostengono l'attività, la produzione e, soprattutto, l'occupazione in quel contesto. Tutto invano, fino ad ora, perché Filtrona Italia Spa ha rifiutato qualsiasi colloquio.

Siamo innanzi ad una lettera devastante per il futuro di 139 famiglie ma, soprattutto, siamo in presenza di una società italiana che risponde ad una multinazionale che rifiuta quelli che, per noi e per la storia e la cultura delle politiche sindacali del nostro paese, sono i minimali rapporti di confronto per la ricerca delle migliori soluzioni. Come lei ben sa, la messa in mobilità significa - nella lettera da parte della Filtrona è detto chiaramente - che non saranno utilizzati neppure gli ammortizzatori sociali noti. Dunque, tali persone si troveranno dall'oggi al domani in mezzo alla strada. Attendiamo, quindi, con impazienza ed attenzione la sua risposta e, soprattutto, vogliamo sapere quali siano i provvedimenti che intende assumere il Governo.

Replicherà, poi, il collega Boato, cofirmatario della mia interpellanza (Applausi del deputato Boato).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, onorevole Viespoli, ha facoltà di rispondere.

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, vorrei innanzitutto svolgere una considerazione pregando gli onorevoli interpellanti di considerare questa una prima risposta in relazione ai tempi, agli assetti della società ed alla complessità della vicenda.

Pertanto, con questa prima risposta vorrei anzitutto rassicurare gli interpellanti che da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali non c'è stato alcun intervento preventivo, né il ministero è stato in qualche modo investito della vicenda. Per il resto, vorrei illustrare quanto finora ci è stato comunicato dagli uffici della provincia di Trento, anche in ordine ad alcuni elementi di criticità che già sono emersi nella relazione, in particolare relativamente alla difficoltà di individuare un luogo di confronto per affrontare la questione.

Com'è stato già accennato, è noto che la proprietà della società che si occupa della produzione di filtri per sigarette (la Filtrona appunto) fino al maggio 2001 era suddivisa tra l'ETI, con il 49 per cento, il gruppo IRI con il 2 per cento e la Filtrona Spa, con 49 per cento. Successivamente, la società Filtrona Spa, facente parte del gruppo Bunzi, tramite Filtrona Italia Spa, acquisiva l'intero pacchetto azionario, obbligandosi a mantenere, come è stato indicato anche nell'interpellanza, per un triennio, tutti i rapporti intercorrenti con i lavoratori al momento dell'acquisizione.

L'unità produttiva, sita a Rovereto, basa la sua produzione prevalentemente su un contratto di fornitura di filtri, stipulato con ETI Spa, ora privatizzata e rilevata dalla British american tobacco (BAT). In data 2 gennaio 2004, la Filtrona Spa ha inviato alle rappresentanze sindacali e al servizio lavoro della provincia di Trento la comunicazione di avvio della procedura di mobilità per tutti i 104 dipendenti occupati presso la fabbrica di Rovereto, motivando tale avvio di procedura in relazione al fatto che con la scadenza del contratto di fornitura con ETI sarebbero venuti a cessare anche i particolari accordi sui prezzi dei prodotti, con una diminuzione conseguente del prezzo del prodotto di oltre il 17 per cento. Da ciò deriverebbe l'intenzione societaria di concentrare la produzione solamente nello stabilimento di Salerno, il cui organico sarebbe sufficiente per un'ipotizzabile produzione futura.

La società, nella lettera di avvio della procedura, fa riferimento, inoltre, ad una rilocalizzazione della produzione in fabbriche ubicate fuori dall'Italia. L'amministratore delegato della Filtrona Italia Spa ha rifiutato, fino ad oggi, ogni incontro con gli assessori provinciali competenti per discutere la vicenda, ritenendo che eventuali incontri possano essere fissati solo all'interno della procedura di mobilità. Sono stati avviati, quindi, incontri tra gli assessori competenti, i parlamentari trentini, interessati per la particolare rilevanza sociale dei licenziamenti in provincia di Trento, e le rappresentanze sindacali aziendali e provinciali, che si sono tenuti in data 7 e 12 gennaio del 2004. Da ultimo, ci è stato comunicato che in data 13 gennaio, nel corso dell'incontro tra l'assessore Benedetti, il sindaco del comune di Rovereto e l'amministratore delegato di British american tobacco Italia, Francesco Valli, quest'ultimo ha rassicurato sulla futura produzione di ETI a Rovereto, escludendo che la chiusura di Filtrona sia da attribuire ad una diminuzione delle commesse da parte di ETI.

Dunque, rispetto alla vicenda, vorrei esprimere la piena disponibilità del Governo ad accompagnare le iniziative di carattere locale e a determinare le condizioni perché quanto meno si individui un luogo di confronto con la Filtrona Spa, per affrontare la questione, anche in presenza dell'ETI, e fare almeno chiarezza sui motivi che hanno determinato questa vicenda e sulle possibili soluzioni adeguate da individuare.

PRESIDENTE. L'onorevole Boato, cofirmatario dell'interpellanza Olivieri n. 2-01029, ha facoltà di replicare.

MARCO BOATO. Anche a nome del collega Olivieri e degli altri colleghi deputati del Trentino, cofirmatari dell'interpellanza urgente, ringrazio il rappresentante del Governo per la tempestività della risposta. Francamente, anche se do atto al rappresentante del Governo di aver usato una grande cautela, non potrei, per ora, dichiararmi soddisfatto (anch'io, signor sottosegretario, uso la sua stessa cautela) del merito della risposta. Do comunque atto, forse dopo avere ascoltato la puntuale ricostruzione della vicenda da parte del collega Olivieri, che si tratta, come lei ha premesso, di una prima risposta.

Il collega Olivieri ha affermato (ed io convengo con lui) che non intendiamo - e lo capirà anche dal modo con cui replichiamo - utilizzare questa situazione drammatica per uno scontro politico tra parlamentari dell'opposizione e la maggioranza ed il Governo che lei rappresenta. Quando sono in gioco posti di lavoro, un dato assetto produttivo, il futuro di intere comunità (si tratta di una piccola comunità in cui ciò ha una grande incidenza) e lo sviluppo di una realtà del nostro paese, tutti, maggioranza ed opposizione, dobbiamo avere l'intelligenza di mettere questi valori e questi obiettivi in primo piano, cercando, non contrapposizione, ma, se possibile, sinergie e cooperazione.

Da questo punto di vista, condividiamo il modo con cui ha iniziato a rispondere, dicendo che si tratta di una prima risposta (la prendiamo positivamente in parola) ed il modo con cui ha concluso il suo intervento, affermando che vi è la piena disponibilità del Governo ad accompagnare le iniziative locali per individuare un luogo di incontro e di trattativa su tale materia (ne prendiamo atto positivamente). Tuttavia, chiediamo a lei ed al Governo che rappresenta di trarne le conseguenze.

In un passato non lontanissimo, vi era una situazione di potenziale crisi, con riferimento a ciò che in Trentino si chiama il «Polo fumo di Rovereto», rappresentato da tre aziende da lei citate: la ex Manifatture (che apparteneva all'Eti, precedentemente al Monopolio di Stato e da poche settimane alla BAT, British american tobacco), l'Ati carta e la Filtrati, oggi Filtrona. Si tratta di tre aziende che hanno tutte a che fare con la produzione di sigarette: una si occupa di manifattura di tabacchi, l'altra produce pacchetti di carta, di cartoncino, mentre la Filtrati, alla nostra attenzione (oggi Filtrona) produce i filtri (lo dice la parola stessa).

Queste aziende, storicamente, sono state sempre strettamente integrate, anche con sinergie di carattere produttivo, economico ed in parte di carattere finanziario. Ma le vicende poi si sono evolute nel tempo. Nel 1999, in un contesto governativo diverso da quello attuale, l'ipotesi prospettata era di una crisi radicata di questa situazione più per ragioni di strategia sociale che non di strategia economica e produttiva, perché il «Polo fumo di Rovereto» è riconosciuto universalmente dagli addetti ai lavori come il più avanzato tecnologicamente ed anche con più elevati livelli di produttività.

L'intervento all'epoca, parliamo di quattro anni fa, della provincia autonoma di Trento, del comune di Rovereto, dei parlamentari locali, del Governo nazionale dell'epoca (di centrosinistra) permisero di superare il rischio di un potenziale annullamento del «Polo fumo» e di trovarsi invece in una situazione positiva, tanto che, nella vasta ristrutturazione messa in atto all'epoca dall'Eti, il Polo di Rovereto, in particolare la manifattura, sono rientrati pienamente, proprio grazie a questa sinergia di interventi non di carattere assistenziale (in casi drammatici possono anche prevedersi interventi a carattere assistenziale), ma finalizzati a valorizzare un polo di alta produzione, di alta produttività e tecnologia. La situazione, da questo punto di vista, non solo non è cambiata da allora, dopo la svolta del 1999, ma è migliorata.

Per quanto riguarda, in particolare, lo stabilimento ex Filtrati, oggi Filtrona, vi è stato un riconoscimento di grandi capacità tecnologiche, di grande produttività, tanto che operatori di quello stabilimento sono stati anche inviati in altre realtà produttive proprio per far conoscere le loro competenze tecniche e le loro capacità produttive.

Il collega Olivieri, poco fa, ha accennato ad una lettera inviata a tutto il personale nel marzo del 2002 dal Menaging Director della Filtrona, Mark Harper, il quale in conclusione - leggo testualmente alcune righe - affermava: «Vorrei cogliere l'occasione per ringraziarvi di aver aiutato la società a registrare i progressi ottenuti durante gli ultimi cinque anni e per sollecitarvi ad aiutare la società a raggiungere i suoi ambiziosi obiettivi per i prossimi cinque anni».

È passato poco più di un anno e mezzo e, come lei ha ricordato - signor sottosegretario -, il 2 gennaio è stata inviata una lettera dell'amministratore delegato di Filtrona, Dylan Jones - che ho qui in copia e che, eventualmente, posso fornirle -, con la quale sostanzialmente si annuncia la chiusura totale dello stabilimento. E ciò non per una crisi aziendale, tanto è vero che si afferma - lo ricordava il collega Olivieri - che non è possibile mettere in atto gli ammortizzatori sociali previsti appunto in caso di crisi aziendale. Dunque, non si contesta la produzione, la produttività, le capacità professionali presenti nello stabilimento, ma si dice che, mentre per il passato vi è stata una gestione di successo, per di più svincolata dalle attuali condizioni economiche, commerciali e di mercato, adesso, chi è succeduto ad Eti, cioè la BAT, si pone il problema di effettuare prezzi concorrenziali rispetto al mercato. E, ciò comporta una diminuzione del 17 per cento (almeno così si dichiara).

È chiaro che, se si passa da aziende di carattere statale o comunque ad esse collegate - come nel caso dell'assetto proprietario precedente, prima delle privatizzazioni - a logiche di mercato, occorre fare i conti con le condizioni di mercato, con aziende di forte produzione e produttività, di alto livello tecnologico e caratterizzate da una spiccata capacità professionale dei dipendenti.

Questa è la ragione per cui Filtrona ha deciso di chiudere lo stabilimento. Non solo, ma quando l'assessore all'industria della provincia autonoma di Trento, due giorni fa, si è recato appositamente a Roma per incontrare l'amministrazione delegato - con il quale evidentemente aveva un appuntamento almeno informale -, si è visto sbattere la porta in faccia, in quanto l'incontro è stato annullato.

In quell'occasione, oltre al suddetto assessore, eravamo a Roma anche noi e il sindaco di Rovereto in quanto, contemporaneamente, martedì mattina, il nuovo titolare della BAT, Francesco Valli, annunciava il piano industriale e la valorizzazione della manifattura di Rovereto, ex Eti, ora BAT. Anche di fronte ad un venir meno delle commesse della Philips Morris - che è un concorrente sul piano internazionale rispetto al quale l'Antitrust aveva chiesto lo scioglimento del rapporto entro il 2005, rapporto che invece è stato sciolto praticamente seduta stante martedì mattina -, l'amministratore delegato della BAT ha annunciato un rilancio ed un potenziamento delle attività produttive mentre, contestualmente, Filtrona disponeva la chiusura dello stabilimento senza alcun confronto.

Signor sottosegretario, le informazioni che ci ha fornito sono corrette, tuttavia - come lei lealmente ha precisato - si tratta di informazioni provenienti dai competenti uffici della provincia autonoma di Trento. Siamo deputati del Trentino e, ovviamente, in questi giorni, abbiamo avuto rapporti quotidiani con la provincia autonoma di Trento, con il comune di Rovereto, con le organizzazioni sindacali e con l'Agenzia per lo sviluppo che ha sede a Rovereto; dunque, anche se è bene che tali informazioni siano ufficializzate negli atti parlamentari, comunque le conoscevamo.

Non intendevamo chiedere al Governo che ci dicesse quello che la provincia autonoma di Trento ha saputo, come ahimè abbiamo saputo noi, da documenti che, se lei vuole, sottosegretario Viespoli, le posso lasciare qualora non ne sia in possesso.

Se questo confronto parlamentare, che noi stiamo cercando di mantenere su toni costruttivi e di collaborazione, può avere un senso, questo sta nella sua premessa e, soprattutto, nelle sue conclusioni; nel senso che in questa sede il Ministero e il Governo, che lei rappresenta, debbono assumersi formalmente un impegno di sinergia politico-istituzionale che vada al di là dei diversi colori delle varie maggioranze, tenuto conto che il Governo nazionale e quello locale sono preposti al benessere della comunità e alla crescita e alla salvaguardia dell'occupazione.

Incidentalmente, vorrei riportare, nel contesto drammatico, una notizia altrettanto drammatica che ho appreso leggendo i giornali locali di Trento. Su una pagina è riportata la situazione della Filtrona SpA e la lettera dell'amministratore delegato che ho poc'anzi citato, e, su un'altra pagina, la notizia della chiusura di un'altra multinazionale - la francese Stark - che comporta il licenziamento di altre 18 persone, due delle quali mogli di lavoratori della Filtrona SpA. Pertanto, in famiglie che, fino a pochi giorni fa, entravano due modesti salari, adesso, sia i mariti che le mogli si trovano contemporaneamente licenziati, l'uno dalla Filtrona, l'altra dalla Stark. A parte questi due casi paradossali, i 18 dipendenti della Stark e i 139 della Filtrona si trovano in una situazione drammatica, che non discende da crisi aziendali o da incapacità di innovare tecnologie o da problemi di produzione e di produttività e nemmeno da incapacità di far fronte alle sfide difficili dei nostri tempi, ma deriva dalla logica usata da chi dice: «A me non conviene più, quindi, chiudo»! Si manda quindi ai dipendenti una lettera di licenziamento con ricevuta di ritorno, senza parlare con l'assessore all'industria della provincia autonoma di Trento.

Concludendo, noi stiamo cercando di intervenire - e questo lo dico anche a nome del collega Olivieri e degli altri colleghi parlamentari e anche a nome di chi rappresenta il centrodestra nella nostra regione, cito ad esempio il senatore Tarolli il quale, partecipando all'incontro tenutosi lunedì a Rovereto, ha dichiarato la sua piena disponibilità - con una logica in cui il bene comune é posto al di sopra di qualunque contrasto politico. Pertanto, sottosegretario Viespoli, le chiedo di prendere atto di quanto è stato fin qui detto - quello che lei ci ha detto, purtroppo, lo conoscevamo già - e di prendere contatti con la provincia autonoma di Trento in modo che la convergenza tra Governo nazionale e quello locale consenta di tentare di uscire da questa difficile, per non dire drammatica, situazione (Applausi).

 

  Marco Boato

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